lunedì 2 luglio 2007

UN VELTRONISMO DA ULTIMA SPIAGGIA

Ma che bravo questo Veltroni! In un altro paese, i suoi 100 minuti di emozionali scorribande sul progetto politico, oggi necessario per consentire all’Italia un salto verso la modernità , verrebbero considerati un vero e proprio reato di plagio, una plateale scopiazzatura, persino nelle virgole, di quel che altri - non certo l’attuale coalizione di sinistra - hanno da tempo detto, scritto e poi iniziato a realizzare. Né è servito, per mascherare, in qualche modo, questa specie di truffa politico-letteraria, tentare un improbabile cocktail di pensiero alla Palme, alla Blair e alla Sarkozy, con l’aggiunta di un po’ di Thatcher e di una spruzzatina di presidenzialismo alla Charles De Gaulle. Insomma, di tutto un po’, pur di cercare di far rinascere dalle ceneri e rendere di nuovo, in qualche modo, presentabile una sinistra che, dopo questo sciagurato esperimento di governo, appare sempre più allo sbando. Merita comunque gli onori delle armi questo funambolico architetto da ultima spiaggia. E chi altri, fra i leader Ds oggi affogati nel marasma prodiano dei problemi irrisolti, avrebbe avuto oggi un simile coraggio, anzi una simile faccia tosta? Solo che non basta copiare sulla carta un progetto politico altrui e poi cercare di accreditarlo come se fosse nuovo. Bisogna poi avere anche le risorse, le condizioni e la capacità necessarie per realizzarlo davvero. E qui bisogna chiarire quel bel po’ di cose sulle quali, nei suoi 100 minuti di messianico ardore, Veltroni ha assolutamente glissato. La prima è che non si può, da un lato, fare letteralmente a pezzi l’operato di questo governo sulla Tav come sul resto e poi, dall’altro, tentare di salvare le apparenze dicendo che Prodi è oggi il miglior premier che ci sia e che, per questo, deve restare in sella. Ma chi se la beve, anche a sinistra, una boutade del genere? E poi c’è una seconda questione decisiva. Né i ds, che hanno mollato sul nascere il costituendo partito democratico, né la sinistra radicale, cioè un bel numero di voti e di consensi assai ramificati, hanno oggi alcuna intenzione di farsi incantare dal suo mitico progetto. Il che porta ad una sola conclusione: il visionario Veltroni non avrà mai i voti necessari per vincere la partita nelle prossime - e ci auguriamo assai prossime - elezioni. Se ne rende conto? Lui forse no ma gli italiani lo sanno benissimo. C'era qualche problema in casa ex Pci? Via dalla porta di servizio come se la cosa non lo riguardasse. Si profilava il disastro per il governo Prodi? «E io che c'entro, io faccio solo il sindaco» è stato sempre, per mesi e mesi, il suo refrain. Già , ma sotto tutte queste casacche poi cosa c'è stato, in Veltroni, di veramente sostanzioso e di politicamente appetibile? Beh, molto poco. Prendete il suo lavoro di sindaco di Roma: grandi lustrini museali, per attirare frotte di turisti, megaschermi e palcoscenici festivalieri ad ogni angolo di parco o di strada. Ma andate a chiedere ai cittadini romani come realmente stanno. Vi risponderanno che vivono in una città sporca, nel caos, senza servizi e popolata da nomadi e da clandestini come poche altre capitali al mondo. Chiedete alle centinaia di migliaia di pendolari che ogni giorno, per raggiungere il loro posto di lavoro, devono sobbarcarsi due, t re, anche quattro ore di via crucis in mezzo ad un traffico impazzito e vi risponderanno che di Veltroni non sanno proprio più che farsene. Meglio, diranno, che vada a far danni altrove. Appunto. Difatti, se il buon giorno si vede dal mattino, povera sinistra italiana e povero governo.
Michela Vittoria Brambilla, Presidente Associazione Nazionale Circolo della Libertà --

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