mercoledì 4 luglio 2007

EMERGENZA RANDAGISMO:DOV'E' IL COMUNE?

Emergenza randagismo, dov'è il Comune?



La tragedia avvenuta nei giorni scorsi, con l'incendio di un rifugio abusivo a Torre a Mare e la morte di oltre 50 cani, riporta di drammatica attualità il problema del randagismo a Bari. Questione che da anni l'ACA (Associazione Cani Abbandonati), che assiste a proprie spese oltre 700 cani randagi accolti in strutture o liberi sul territorio, sottopone all'attenzione delle Istituzioni sollecitando interventi.
E' indispensabile infatti sostenere l'attività dei volontari, prostrati dalla fatica e dall'esborso continuo di denaro, e dotare la città di Bari di un canile comunale, che risponda ai requisiti di legge, per ospitare gli animali sottratti alla strada in alternativa a strutture inadatte (definite anche lager come quella di Torre al Mare).
Lascia quantomeno interdetti, dunque, l'affermazione dell'assessore all'ambiente Maria Maugeri, che in un'intervista rilasciata subito dopo il drammatico rogo ha affermato che non esistono sul territorio cittadino situazioni analoghe e che il fenomeno del randagismo è sotto controllo. Certo a Bari ci sono molti volontari che si impegnano, a proprie spese e con non poca fatica, per l'assistenza dei cani privi di padrone (oltre 6.000), ma è altrettanto vero che l'ACA già da anni ha fornito al Comune circostanziata documentazione sul numero dei cani assistiti dai suoi volontari (oltre 750) e sulle strutture dove sono ospitati a spese dell'Associazione e dei volontari stessi. Rifugi ovviamente provvisori, realizzati con le poche risorse a disposizione. Il Comune di Bari in tanti anni e con un progetto già approvato, non è ancora riuscito a costruire il tanto atteso canile comunale e per tamponare l'emergenza ha dovuto rinnovare la convenzione con la Mapia (privata), nonostante il DM 5/2001.
L'ACA, ormai esasperata da questa situazione e da quest'inutile attesa che cambi qualcosa, ha persino chiesto, attraverso la Delegata all'Ufficio dei Diritti degli Animali, Anna Dalfino, l'affidamento di un terreno in convenzione dove costruire a proprie spese un rifugio a norma di legge, rispettoso delle esigenze degli animali e di chi li assiste. Dall'assessore al Patrimonio Giannini è giunta la risposta, al momento solo verbale, che il Comune non dispone di suoli da destinare a questa iniziativa.
Alla luce di ciò sembra improbabile anche la soluzione, ventilata da altre associazioni e abbracciata in toto dall'Assessore Maugeri, di creare piccoli rifugi circoscrizionali dove ospitare i cani randagi.
Resta da chiedersi: se cesserà l'attività delle Associazioni, dell'ACA come delle altre che operano sul territorio a favore dei cani randagi e gli animali ospitati nei rifugi "abusivi" dovessero essere rimessi per strada, il Comune riuscirà a garantire con i soli propri mezzi l'incolumità dei cittadini e, possibilmente, anche quella degli animali?

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